“Aspettami e io tornerò”
Al termine del secondo conflitto mondiale, tra le macerie dell’Europa devastata, la gente aspettava. Si attendeva con ansia il ritorno di un parente, di un amico, di uno sposo, che da mesi non dava notizie; i collegamenti erano difficili e l’attesa poteva durare anni. Un poeta russo pensò di sostenere la speranza di tante famiglie con un componimento che in breve divenne famosissimo, iniziava con queste parole: “Aspettami, e io tornerò”.
Ho pensato di iniziare questa breve lettera di avvento 2022, immaginando che sia il Signore Gesù Cristo che ci inviti ad aspettarlo e che in questi giorni voglia sussurrare al nostro cuore: “Aspettami e io tornerò”. Ma come aspettare il Signore? Cosa fare durante l’attesa?
Anzitutto Cristo ci chiama ad aspettarlo pregando. La preghiera, lo abbiamo detto tante volte, non è solo la ripetizione di formule imparate a memoria, ma anzitutto è esercizio del desiderio.
Ce lo ha spiegato il grande vescovo Agostino: il Signore differisce il suo dono perché noi possiamo desiderarlo di più, e desiderandolo il nostro cuore si dilata e in esso si trova spazio per il mondo intero.
Ecco la vera natura della preghiera: un grande desiderio allarga gli spazi angusti del nostro cuore e allora tutto cambia, le relazioni, il modo di vedere la realtà, anche i sogni e i progetti.
Aspettare Cristo inoltre significa ascoltare la sua parola. Quando aspettiamo qualcuno stiamo molto attenti ad ogni minimo rumore, tutto ci mette in allerta; anche con Cristo è così, se non siamo sostenuti dalla sua parola che è insieme amara e dolcissima, ci stanchiamo e veniamo meno subito.
Per questo motivo in parrocchia abbiamo pensato di aggiungere ogni giorno una messa mattutina alle 7:00, iniziamo la giornata ascoltando la parola di Dio che la Chiesa ci regala ogni giorno, impareremo a desiderare la grazia di Cristo, questo farà tutta la differenza!
Infine aspettarlo significa muoversi. Fare qualcosa di importante che stiamo rimandando, mettere finalmente ordine nella vita, imparare a dare le giuste priorità, volgere lo sguardo a chi è solo o scartato dalla vita.
L’attesa di Cristo non è oziosa ma piena di zelo per il bene. Il demonio ci nutre di cinismo che taglia le gambe al nostro desiderare e al nostro fare. L’avvento invece, che è il tempo della speranza, ci invita a ributtarci nella mischia a ricominciare di nuovo senza paura, senza un animo da sconfitti. Gustiamo ogni giorno di questo tempo che il Signore ci regala, non sciupiamolo in corse inutili e in ansie sfibranti, attendiamo con trepidazione il Signore, lui verrà e ci salverà!
Maranatha, vieni Signore Gesù, buon avvento a tutti.
Don Francesco
Aspettami e io tornerò,
ma aspettami con tutte le tue forze.
Aspettami quando le gialle piogge
ti ispirano tristezza,
aspettami quando infuria la tormenta,
aspettami quando c’è caldo,
quando più non si aspettano gli altri,
obliando tutto ciò che accadde ieri.
Aspettami quando da luoghi lontani
non giungeranno mie lettere,
aspettami quando ne avranno abbastanza
tutti quelli che aspettano con te.
Aspettami ed io tornerò,
non augurare del bene
a tutti coloro che sanno a memoria
che è tempo di dimenticare.
Credano pure mio figlio e mia madre
che io non sono più,
gli amici si stanchino di aspettare
e, stretti intorno al fuoco,
bevano vino amaro
in memoria dell’anima mia…
Aspettami. E non t’affrettare
a bere insieme con loro.
Aspettami ed io tornerò
ad onta di tutte le morti.
E colui che ormai non mi aspettava,
dica che ho avuto fortuna.
Chi non aspettò non può capire
come tu mi abbia salvato
in mezzo al fuoco
con la tua attesa.
Solo noi due conosceremo
come io sia sopravvissuto:
tu hai saputo aspettare semplicemente
come nessun altro.