Segni di speranza
Entriamo insieme nell’anno 2025, anno del grande giubileo, anno di libertà, di verità e di misericordia, occasione unica per ricominciare a sperare.
Il Santo Padre Francesco nella bolla d’indizione del giubileo ha invitato la Chiesa e l’umanità a ricercare, in questo anno santo, nuovi segni di speranza. Ecco l’esercizio che vorrei fare questa sera assieme a voi: cercare, nei giorni passati del 2024, segni di speranza cioè eventi che ci aiutino a sperare e a considerare che la nostra speranza non è un’illusione o un vano ottimismo, ma una realtà basata su solidi argomenti che già sta dando i suoi frutti.
Questa ricerca vuole assumere la forma anzitutto del ringraziamento; e allora grazie a tutti coloro che, in questo anno 2024, hanno avuto un grande dolore, hanno sperimentato l’orrore di un tremendo vuoto, ma in esso hanno sperimentato la forza di un grande amore. Grazie perché ci testimoniate che l’amore è più forte della morte; questa è la frase che, in fondo, sintetizza la grandezza della redenzione che Cristo ci ha donato: l’amore è più forte della morte, alla fine della storia non sarà la morte a vincere ma l’amore.
Grazie di cuore anche a tutti coloro che nel 2024 hanno riscoperto la Chiesa come madre; grazie perché nello stupore del primo perdono, del primo annuncio del Vangelo o di una nuova prima comunione, ci avete manifestato la perenne novità della fede cristiana e aiutato a uscire dalla sottile tentazione che ciò che facciamo sia inutile o frustrante
Grazie a tutti i ragazzi e delle ragazze che vedo prepararsi al loro futuro studiando o lavorando con tanto interesse, tanto impegno, tanta passione e tanti sacrifici: la speranza dell’umanità è anche nello studio e nel lavoro che portate avanti o che sognate.
Grazie a chi, in ogni parte del globo, annuncia il vangelo di Cristo, alcune volte in clandestinità, accettando la solitudine che questo comporta e sfidando l’ottusità di chi vuole impedirlo. Grazie perché lo fate con gioia, senza dar troppo peso a crisi e fallimenti, certi solo che la cosa migliore della vita è servire Cristo e la sua Chiesa
Infine vorrei ringraziare una persona che non conosco: un’anziana signora che ho visto in un filmato di qualche mese fa; in esso si raccontava la visita del presidente Repubblica Italiana e del suo omologo Tedesco a Marzabotto, teatro del più orrendo eccidio nazista. Dopo i saluti di rito e i discorsi ufficiali, i due capi di stato hanno salutato alcuni superstiti che al tempo della strage erano bambini. Una di queste, una signora anziana, ha afferrato con forza la mano de presidente tedesco e la ha baciata dicendogli “Grazie per essere qui!”. Lui commosso gli rispose che era onorato di esser stato invitato. Mi ha colpito tanto quest’immagine che forse è sfuggita all’attenzione dei più: ci dice infatti che la morte e l’odio non sono l’ultima parola e che è possibile usare parole di pace e fare gesti di riconciliazione anche dinanzi alla sofferenza più assurda. Grazie a quella sapiente signora che tiene viva la nostra speranza in mezzo agli orrori che anche oggi ci attorniano e che ci ricorda che “gli uomini, anche se devono morire, non sono nati per morire ma per ricominciare”.
Di cuore a tutti buon anno 2025.
Don Francesco